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HATHA YOGA E CHAKRA

Come lo Yoga può essere vissuto in un percorso di crescita e strutturazione anche personale

yoga e chakra

Lo studio dei “Chakra” o “Cakra” (in sanscrito), è stato uno degli elementi più interessanti del mio percorso di studi per diventare insegnante di Yoga.

“Per me però, non è stato solo un percorso di studio quello sui Chakra, si è trasformato piuttosto in un percorso di crescita personale e applicazione pratica di molti degli aspetti psicologici legati a questi centri energetici dedicati ed utilizzati durante la meditazione. ”

Nel primo articolo che ho scritto dedicato alla metamorfosi dei fini e della pratica dello Yoga (lo trovi cliccando qui nel caso te lo fossi perso/a), ho ricostruito la panoramica storica ed il percorso che, partendo dal 500 a.C. e arrivando all’ultimo secolo, ha portato alla concezione del corpo legata ai Chakra, che rappresenta oggi una delle tendenze che hanno portato a unire la psicologia ad una pratica fisica.


Parlando di Chakra nell’ambito dello Hatha Yoga e ricordando che il primo sistema a sei Chakra è stato introdotto con un testo tantrico intorno al 1000 d.C. (il Kubjikāmatatantra) dove i Cakra erano oggetti mentali creati dallo yogi per la meditazione, ritroviamo oggi gli stessi nomi identificati in centri energetici del corpo distribuiti lungo la colonna. Testi precedenti menzionano infatti un numero differente di Chakra variamente e differentemente collocati nel corpo.


chakra
Distribuzione dei Chakra lungo il canale centrale

Oggi cercherò di accompagnarti in una prima escursione esplorativa di questo mondo, cercando di riepilogare le caratteristiche a mio parere più importanti legate ai singoli Chakra.

Nei testi i Chakra sono variamente descritti e anche raffigurati con molti particolari. Il simbolo prevalente per i Chakra è quello del fiore di loto, rappresentato come osservato dall'alto e coi suoi petali aperti e variamente colorati. Il numero dei petali e il relativo colore varia a seconda del Chakra.


i 7 Chakra
Una rappresentazione dei simboli dei sette Chakra

All’altezza del perineo, troviamo Mūlādhāra, il primo Chakra, di colore rosso, il Chakra radice, legato alla sopravvivenza e alla consapevolezza di esistere. La stabilità e il superamento della paura rappresentano infatti il prerequisito per poter evolvere nella vita. Perché se non abbiamo delle stabili radici, la sopravvivenza è la funzione base a cui tutte le nostre abilità saranno dedicate. L’acquisire consapevolezza verso il proprio interno, identificarsi più con il corpo che con la mente, acquisire la capacità di sentirsi efficaci sul contesto circostante, sono le funzioni base deputate a questo centro, rappresentato dall’elemento terra.


Poco più sopra, all’altezza del ventre e dei genitali, troviamo Svādhiṣṭhāna, il secondo Chakra, di colore arancio, legato al mondo del sentire. In questo centro l’attenzione è rivolta al sentire soprattutto le proprie emozioni legate al senso di identità. Per poter capire la nostra identità fondamentale è il concetto di piacere, il piacere di essere nel qui e ora, essendo sé stessi, che crea soggettività che è alla base del processo del divenire individui. Non il piacere edonistico dell’apparire o del successo e della popolarità. Le emozioni ci dicono qualcosa su come stiamo e cosa ci piace e cosa no, ma in questo caso dobbiamo imparare a sentire in profondità per capire quel processo che parte dal corpo per ritrovare un nuovo equilibrio nell’organismo. L’elemento è l’acqua e siamo nel mondo del fluire.


Tra l’ombelico e il plesso solare troviamo Maṇipūra, il terzo Chakra, di colore giallo, dove dobbiamo fare delle scelte. Maṇipūra è energia incanalata verso uno scopo. Infatti, ciò che rappresenta questo centro è la volontà, la disciplina e l’assertività, nella realizzazione di obbiettivi, chiari, definiti, misurabili e che dipendano al 100% da noi. Importante per perseguire degli obbiettivi e base per poter salire è anche porre le basi per una sana autostima, intesa come la consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti, che unita all’assertività, ovvero alla capacità di mettere dei confini, rimanendo aperti al confronto, ci permette di poter guardare avanti e aprirci agli altri. L’elemento in questo caso è il fuoco.


Siamo arrivati ad Anāhata, il quarto Chakra, all’altezza del cuore, la cui ghiandola di riferimento è il timo. Di colore verde, rappresenta la nostra capacità di aprirci agli altri e di provare empatia. Non solo, oltre all’empatia, fondamentale per aprirci e poter evolvere rimane anche la capacità di perdonare e accettare anche le cose che ci hanno fatto soffrire. Perché quando passeremo dal perché è successo questo a me, al vedere le risorse che quell’evento ci ha consentito di sviluppare e apprendere, allora avremo avviato il percorso verso la gratitudine e la capacità di apprezzare ciò che si ha. Il quarto Chakra è importante anche per il concetto di equilibrio, l’equilibrio nelle relazioni, tra distacco ed empatia, per creare come dice Siegel una comunicazione integrativa, nel rispetto del proprio sviluppo personale, ma anche aperto ad un noi, che non diventa una fusione. L’elemento è l’aria in questo caso.


Con la leggerezza dell’aria iniziamo a salire verso una dimensione meno materiale, che è Viśuddha, il quinto Chakra, di colore azzurro brillante, il centro che rappresenta la capacità di esprimersi, elemento fondamentali per poter comunicare con gli altri. Espressione che può essere intesa come creatività ed in questo caso la creatività è legata ai propri talenti, allo studio e allo sviluppo di una professione, ma anche espressione come silenzio, il silenzio della meditazione ed espressione come comunicazione. Il linguaggio, infatti, è fondamentale per creare un ponte con l’altro. Le parole sono importanti ma come lo dico fa la differenza. Troviamo i concetti di comunicazione ecologica, in cui rispetto l’individuo ma anche la collettività, cercando di non monopolizzare discorsi, di non dare giudizi estremi e cercando di preparare alle critiche che devono essere costruttive, cercando di spiegare le mie motivazioni e non attaccare la persona ma il fatto compiuto e le reazioni che ha portato verso di me. Queste sono le basi per arrivare ad una comunicazione non violenta o empatica, dove osservo senza giudicare, capisco quale sentimento ho provato in una discussione o in un confronto, e cerco di esprimere i miei bisogni e capire quelli dell’altro, mantenendo la coerenza nel linguaggio e nel corpo grazie alla sincerità. L’elemento è l’etere.


Dopo esserci radicati, avere imparato a sentire le nostre emozioni, aver sviluppato una sana autostima e messo dei confini, aver imparato ad esprimerci possiamo provare ad accedere ad ājñā, il sesto Chakra, di colore indaco, situato nello spazio tra le due sopracciglia. La ghiandola di riferimento in questo caso è l’ipofisi, che produce ormoni e che influenza il funzionamento di altre ghiandole come la tiroide. Fondamentale per il nostro organismo ājñā è il centro del comando. Quando è in equilibrio la persona ha il controllo della propria personalità e prende decisioni non guidate dall’ego. Iniziamo ad accedere al concetto di consapevolezza, intesa come il saper guardare e osservare anche la nostra mente ed i processi che troviamo in essa, cercando se individuiamo delle emozioni di mantenere un distacco. Questo potrebbe aiutarci ad accedere ad un sé più saggio, inserendo delle pause tra gli stimoli che riceviamo e la risposta, grazie anche alla capacità di andare a lavorare sulla corteccia prefrontale e gli automatismi che derivano dal nostro vissuto e dalle ombre sinaptiche.


In alcuni sistemi è previsto anche un settimo Chakra, Sahasrā, il loto dai mille petali, con un colore che va dal violetto al bianco, localizzato tra i due emisferi, sotto la fontanella, all’apertura di Brahman, dove il sé dello yogi esce al momento della sua morte. In questo centro, legato all’epifisi, la ghiandola pineale, sembrano esserci le basi dei processi micro e macrocosmici che si manifestano anche nel corpo come, per esempio, il rapporto sonno veglia legato al ciclo buio luce. La meditazione è un potente strumento per accedere a questo elemento, dove troviamo la vera essenza dell’essere. Come completamento del percorso precedente di risalita, in questo punto riusciamo a comprendere che esiste un ordine più grande e più profondo che sottende alle cose, ci sentiamo parte di un tutto: quindi, lo spirito individuale si unisce allo spirito universale, nel concetto di trascendenza.

 

Servirebbe molto più tempo per esplorare ogni singolo Chakra, oltre che per approfondire al meglio i concetti legati ad essi. Io ho cercato nella mia esperienza personale, in mesi ed anni di studio e approfondimento, di vivere questa salita come un percorso di crescita alla ricerca di un miglioramento di me stessa.


Per questo motivo ho predisposto UPHILL YOGA:
un percorso di 10 lezioni di Yoga one to one ed in diretta online, durante le quali cercherò di trasmetterti quanto ho acquisito, unendo questi elementi ad una pratica fisica, esercizi di controllo del respiro e meditazione.

Scopri tutti i dettagli del percorso di UPHILL YOGA qui sotto!
 

BIBLIOGRAFIA

- Il libro dei chakra. Il sistema dei chakra e la psicologia di Anodea Judith (Autore), Francesca Diano (Traduttore)

- Anatomia della guarigione. I sette principi della nuova medicina integrata di Erica Francesca Poli (Autore)

- Mappe per la mente. Guida alla neurobiologia interpersonale di Daniel J. Siegel (Autore), G. Tagliavini (a cura di), C. Marchetti (Traduttore)

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