“Se tu ci pensi, nel lavoro ma anche nello sport o nella vita normale, quando tu entri in una comfort zone vuol dire che non stai combattendo, ti siedi. Per molti è una bella cosa. Io invece sono uno che non si è mai lasciato stare, la comfort zone mi da proprio fastidio”.
Materiale fotografico fornito da Luca Piccinini
Pensare di fare un’intervista a Luca è di per sé un’impresa: Luca è un uomo in continuo movimento, mentalmente, fisicamente e nel suo percorso di vita.
Riuscire a fare il suo ritratto attraverso la scrittura è difficile: manca tutta l’emozione e la carica che è in grado di trasmettere con il suo modo di interloquire con le persone.
Tuttavia, leggendo le sue parole, è possibile sentire la sua gioia per una vita piena e vivere il suo modo creativo di rompere gli schemi, ravvivando anche le situazioni più burrascose, con grande determinazione e forza di volontà, gratitudine e coraggio.
Luca è un uomo di azienda, un eterno problem solver, un padre di famiglia lungimirante, un coraggioso cavaliere (a cavallo e nella vita), un creativo pratico (a suo modo) ed un amico affidabile.
E così, qualche settimana fa, da buoni amici, abbiamo chiacchierato a ruota libera affrontando diversi temi legati anche alla vita attuale: dalle difficoltà della crescita personale alle sfide del mondo del lavoro.
È un’intervista motivante, dal ritmo incalzante, ricca di spunti e da leggere tutta d’un fiato!
Indice dei contenuti
“ESSERE SVEGLI” e TANTA VOGLIA DI COMBATTERE NELLA VITA
Luca, che dire, già vederti per fare questa intervista mi ha messo di buon umore e, conoscendoti, mi preparo a sorridere!
<<È rassicurante come premessa!>>
Direi che il punto di partenza per scaldarci è proprio il tuo modo di essere: una persona in perenne movimento, carico ed entusiasta ogni giorno, da quando ti alzi al mattino a quando tocchi il letto la sera!
Sono passati almeno dieci anni da quando ti ho conosciuto e sei sempre così. Quale è il tuo segreto?
<<La passione per quello che faccio. Lo faccio sempre al massimo perché mi piace quello che faccio sostanzialmente: dallo sport, alla vita lavorativa, a quello che può essere qualsiasi altra mia cosa, la passione per il cavallo, per esempio. Io faccio le cose perché mi diverto. Divertendomi, ci metto sempre la massima passione.>>
Ci sono molti aspetti affascinanti e di ispirazione in te che a breve tratteremo.
Prima però, vorrei aprire una parentesi sul come è iniziata la tua avventura, perché chi non conosce la tua storia potrebbe non crederci!
Sei cresciuto da solo, hai perso tuo padre molto presto nei primi anni Novanta. Per mantenerti hai iniziato a correre a cavallo. Parallelamente sei entrato in Fashion Spa, dove partendo dalla posizione di magazziniere, nel giro di soli due anni, sei diventato responsabile logistico delle filiali del Nord Italia, a soli 22 anni.
Ma come ci sei arrivato lì?
<<La mia avventura è iniziata quando ho perso mio padre. Ero appena tornato da militare e mi ero iscritto all’università per Ingegneria, e dopo un breve periodo mio padre si è ammalato di tumore. Ho seguito mio padre nella malattia per un breve periodo, ma quando poi è morto mi sono ritrovato con i debiti della casa che non aveva ancora finito di pagare.
Mi sono dovuto svegliare in fretta e ho detto va bene dai, come dice qualcuno “impariamo a rimboccarci le maniche anche quando siamo in canottiera”, e quindi ho preso il primo lavoro che mi è capitato: un distributore di metano vicino a casa. Era il mio primo lavoro, in una piccola realtà dove mi facevano fare poche ore, mentre io avevo bisogno di soldi per assolvere i debiti.
Nel mentre ho iniziato a fare salto ad ostacoli a cavallo, in parte una passione, in parte un modo per arrotondare. Grazie a questa passione, ho conosciuto Bassi Gianpaolo, proprietario di una scuderia prestigiosa di salto ad ostacoli, che, vedendomi come un ragazzino sveglio ha iniziato a farmi andare nella sua scuderia, perché aveva bisogno di qualcuno che gli montasse i cavalli. Gianpaolo era anche trasportatore per la Fashion Spa.
E qui arriva la parte bella e la coincidenza mai aspettata!
Parallelamente, infatti, il Conte Adelchi Amilcare Carlotto e Marta Marzotto, vecchi compagni di università ai tempi, avevano iniziato a porre le basi di quella che sarebbe stata per gli anni Novanta una delle prime innovazioni nella logistica della moda. Da un lato, il Conte da imprenditore aveva avuto una visione importante: aveva capito già prima degli anni Novanta che essere un proprietario terriero e affittare il suo campo per poi prendere una parte di percentuale del raccolto era una mentalità obsoleta, non significava fare imprenditoria. Aveva quindi iniziato a vendere i terreni e a costruire dei capannoni. Dall’altro lato Marta Marzotto conosceva bene i marchi più importanti di moda da Armani a Versace, Gucci etc. e sapeva anche che non c’era ai tempi un'azienda di logistica specifica dedicata all’alta moda. Da buoni ex compagni di università si son detti: io ho i contatti, tu hai i magazzini, insieme creiamo una rete logistica solo ed esclusivamente per l’abbigliamento! E non abbigliamento qualsiasi, ma dei marchi più importanti. La loro impresa è stata subito notata ed i primi a richiedere questo servizio sono state le manifatture del Nord e quindi Marina Rinaldi per prima ed il secondo è stato Armani. Avendo creato i magazzini in quegli anni ovviamente cercavano personale nuovo.
Qui uniamo i nostri punti!
Dopo qualche tempo, infatti, mentre io continuavo a fare di tutto tra i cavalli e i lavoretti per ripagare la casa, Bassi Gianpaolo, il trasportatore, torna da me semplicemente dicendomi: “guarda io ho bisogno di uno sveglio lì in filiale alla Fashion Spa, perché stiamo iniziando una nuova avventura per creare un’azienda specializzata nella distribuzione dell'abbigliamento di alto livello”.
Quindi … eccomi!
Così io mi sono inserito in quel mondo come magazziniere. Quando il Capo filiale del centro di Bologna per un problema famigliare è stato per un lungo periodo assente, io sono diventato il responsabile in sua sostituzione, sempre per questa questione dell’essere “sveglio”. Lui, il signor Maurizio Mengozzi, infatti, aveva detto direttamente ai responsabili della Fashion: guardate che Luca è affidabile e capace, lo propongo come mio vice anche se è molto giovane. Ed io ho accettato, perché avevo bisogno di soldi, anche se ero molto giovane e potevo contare solo sulla mia testa e la mia capacità.
Questo solo dopo sei mesi con il ruolo di magazziniere.
Quindi da magazziniere prima, sono diventato vicecapo di filiale del centro logistico di Bologna e poi mi hanno dato la possibilità di salire, sempre grazie all’aver dimostrato di essere “sveglio” e pronto per cogliere le occasioni giuste.
Ti dico anche la seconda parte per arrivare a Milano. L’attività della Fashion si era sviluppata in dimensioni e territorio, e nel mentre Adriano Aondio che era responsabile della filiale di Milano, la filiale più importante in quel periodo dato che Milano era la capitale della moda, doveva andare in pensione. Quindi io e altri tre candidati siamo andati a Milano e il Signor Adriano sceglieva il candidato ideale che doveva essere il suo successore. Dopo sei mesi, quando hanno visto i dati della filiale di Bologna che erano migliorati con la mia gestione, Adriano Aondio si è incontrato con Marta Marzotto e il Conte Adelchi e ha dato il mio nome.
Da li in avanti c’è stata la svolta: quindi partito da magazziniere, vicecapo di filiale a Bologna, e poi lì, come responsabile della filiale della Lombardia e successivamente delle filiali area Nord Italia negli anni a seguire.>>
Una crescita inaspettata, continua, guidata prima dalla necessità economica e poi dalla tua determinazione.
Permettimi una domanda: cosa ha provato il ragazzo che più di quarant’anni fa, a 20 anni, ha dovuto arrangiarsi e imparare a crescere, partendo da zero?
<<Guarda mio papà non pensava di morire a cinquant’anni; quindi, mi aveva lasciato un sacco di debiti.
Ma questa è stata la “mia possibilità”: la perdita di un genitore, ti dona la possibilità di capire tante cose quando sei giovane. Io l’ho presa malissimo nel momento in cui è successo, perché perdi un genitore, un riferimento fondamentale.
Tuttavia, mio padre mi aveva lasciato anche un messaggio importante e forte.
Tieni conto che, anche se per pochi mesi, io ho vissuto tutta la malattia di mio padre. Lo accompagnavo sempre al centro oncologico di Ravenna. Un giorno gli dissi: “guarda papà non è giusto, sei così giovane”. Lui mi prese e mi portò al primo piano del centro oncologico, dove c’erano i bambini e mi disse: “Vedi? Loro sono bambini, io invece ho cinquant’anni. A loro non viene data nemmeno la possibilità di vivere un minimo di quello che potrebbe essere il loro percorso di crescita. Non riusciranno neanche a diventare maggiorenni. Ragazzo mio io non ti ho mai insegnato che la vita è giusta, ti ho sempre detto che è dura, che è una guerra e che devi combattere, fino all’ultimo.”
Ho avuto l’esempio di mio padre che non si è piegato alla malattia, l’ha vissuta fino alla fine soffrendo, ma a testa alta, ed al tempo stesso faceva vedere a me che con il dolore dovevo imparare anche io. Lui soffriva, anche io avrei sofferto, ma fa parte del gioco.
Soffrire, nella vita, ogni tanto, fa anche bene.
I nostri vecchi erano più saggi: dicevano nella vita quello che non ti ammazza ti rende più forte. E questa frase, che sento poco ultimamente, è una grandissima verità.
Come mi diceva sempre mio padre, impari di più nella vita dai tuoi errori che dai tuoi successi.
Da lì ho detto: “è successo, ok, ora si combatte”.
Sia mio padre, che mio nonno, mi avevano sempre insegnato che comunque nella vita bisogna combattere. Non importa se vinci o se perdi, l’importante è accettare la sfida.
Io avevo vent’anni ed ho reagito a modo mio, perché poi tutti quanti reagiamo a questi eventi, in maniera diversa.
Vedi, alcune cose che ti accadono, poi nella vita ti rimangono impresse, perché sono quelle su cui tu focalizzi la tua crescita Ti rimangono impresse e dici “da questo punto devo imparare qualcosa: se non lo imparo adesso me lo dimentico; quindi, lo imparo adesso e me lo porto via nel mio percorso”.
Ed io sono partito con questo percorso.>>
UNA VITA A CAVALLO
I cavalli sono entrati nella tua vita molto presto. Prima un mezzo per mantenerti in giovane età, oggi una passione di cui non puoi fare a meno. Te ne prendi cura costantemente, ne conosci i punti più oscuri, ma anche i tratti più piacevoli. Dall’ammaestrare uno stallone al fare crescere un puledro, all’allenare i nascenti vincitori per gare di salto, al prenderti cura di cavalli feriti, fino all’accompagnarli ad una seconda vita per non destinarli ai macelli. Un mondo a parte, che segui nel tuo tempo libero e che merita di essere raccontato, perché parlare con te di cavalli è un po' come sfogliare un’enciclopedia. Più che una passione, sembra una parte di te, cosa ti lega così tanto a questo animale?
<<Caprilli, uno dei primi che ha iniziato a chiedersi veramente cosa è il cavallo, rispondeva a chi affermava che andare a cavallo è uno sport, dicendo che “andare a cavallo non è uno sport, è uno stile di vita”.
Napoleone Bonaparte quando gli chiedevano quanti tipi di persone ci fossero al mondo, rispondeva: “solo due, quelli che vanno a cavallo e quelli che non ci vanno”.
Il bello del cavallo è che lui non sa se sei un re, se sei un mendicante, se tu sei bello o brutto, capisce solo se tu hai il cuore impavido o non ce l’hai.
Il cavallo è un animale che esprime tutto quello che a me piace. Ha cuore innanzitutto: considera che un cavallo si fa esplodere il cuore nella corsa pur di dare tutto per te. Ha eleganza e potenza. È l’unico animale al mondo che ha tre andature, tre modi diversi di muoversi su questo pianeta. È l’animale che ci ha portato all’evoluzione: prima del motore a scoppio noi avevamo solo il cavallo per muoverci.
A me piace per queste qualità che ha.
Non è un animale per tutti. Il cavallo non ha un padrone, non è come il cane per farti un esempio. Il cavallo riconosce un leader, vuole continuamente sentire che tu sei un leader, perché lui segue solo un leader. Lui non capisce che tu sei il suo padrone. È un animale che devi conquistare tutte le volte che lo vedi. Per quello mi piace. Perché tutte le volte è una sfida nuova.
Tu non fai sport da solo in questo caso, tu lo fai insieme a lui e, più è forte questo abbinamento tra te e lui, e più avrai risultati.
Ho visto tanti cavalieri mediocri che però riuscivano ad avere un feeling forte con il loro cavallo e viceversa anche un cavallo non eccelso in pieno legame con il suo cavaliere, riuscire ad avere prestazioni importanti, grazie a questa sinergia tra cavaliere e cavallo. E non la crei così, deve essere un unico movimento, deve essere un'unica cosa. Non è così semplice. E quello lo impari con gli anni. Non troverai mai un campione del mondo di salto ad ostacoli a vent’anni: i risultati maggiori li hai dopo tanti anni, perché è l’esperienza, è il fatto di capire come entrare in sinergia con lui e riuscire a sfruttare anche i difetti che ha l’animale che fa la differenza.
Molti hanno paura ed è ragionevole avere paura, è un animale pericoloso, però è bellissimo.>>
USCIRE DALLA PROPRIA COMFORT ZONE e L’UMILTA’ DI SAPER IMPARARE
Arriviamo al lavoro e alla tua carriera professionale. Sembra una storia tratta da un film. Da magazziniere alle prima armi nel 1994 in Fashion Spa diventi Responsabile di Filiale della Lombardia. Dopo sette anni dalla moda passi ad un settore merceologico completamente diverso: arrivi in Bonduelle e diventi Responsabile Logistica e Supply Chain. Da lì, dopo undici anni, cambi di nuovo settore merceologico, in Giuseppe Citterio Spa, dove oltre a tutto il resto ti viene affidata anche la gestione di tre nuove linee di confezionamento. Dopo altri dieci anni arrivi in McGarlet Spa, torni alla frutta, con un ruolo da dirigente: Plant Manager (direttore di stabilimento). Passione, grande forza di volontà e carisma ti hanno portato fino a qui. Quale è l’ingrediente necessario per non arrendersi nemmeno un giorno in questi trent’anni di lavoro a ritmi così alti e sempre in evoluzione?
<<Sono passato dalla Fashion ovvero la moda, al freschissimo con Bonduelle, perché per me era una sfida.
Tieni conto che quando fai abbigliamento tu hai dei magazzini con delle metrature molto grandi, dei periodi molto stretti per distribuire l’abbigliamento e dei periodi invece molto calmi dove vai a stoccare il prodotto in modo ordinato. Cosa vuol dire ordinato? Vuol dire che tu devi pianificare molto bene dove stoccare il prodotto, perché l’evasione deve essere molto veloce quando arriva l’ordine; quindi, devi studiare bene i percorsi e dove farlo con metrature enormi e tempi di evasione dell’ordine di tre o quattro giorni, perché l’abbigliamento non va a male, ti sta in magazzino tre o quattro mesi e poi deve essere evaso velocemente. In Bonduelle, partendo da queste che ti ho detto essere le principali difficoltà del mio primo incarico, dovevo invece entrare in un mondo completamente diverso.
La sfida era questa: volevo capire se fossi stato in grado di passare da una società Spa, la Fashion, a una società molto più grande, una multinazionale da 14.800 dipendenti con dei flussi logistici completamente diversi e molto più veloci: parliamo di frutta. Volevo vedere se fossi stato in grado di cambiare in fretta su un mondo completamente diverso dal punto di vista di gestione aziendale e di logistica.
Giuseppe Citterio era ancora diverso. Pensa che prima di andare da Citterio mi avevano cercato quelli di “Dimmidisì”, ma se io fossi andato in quell’azienda, una bellissima azienda vero, cosa avrei imparato? Erano più piccoli di Bonduelle, mi avrebbero pagato molto di più è vero, loro avrebbero attinto da me, ma io cosa avrei imparato da loro? Niente.
Quindi ho preferito spostarmi in un mondo ancora più sfidante. Tutti mi dicevano: il freschissimo è duro, ma la carne è peggio. Allora spostiamoci nella carne! Vediamo se siamo in grado anche lì. È sempre e comunque una sfida il vedere se sei in grado di cambiare, cambiare in fretta, migliorare la situazione che hai trovato, apprendere e migliorare. Dipende come sei come persona. A me le sfide piacciono.>>
Anche su un periodo così lungo?
<<Io rifletto molto sulle parole pronunciate da Marchionne in un’intervista di tanti anni fa.
Lui esprimeva spesso un concetto che io poi ho fatto mio: il fatto della comfort zone.
Se tu ci pensi, nel lavoro ma anche nello sport o nella vita normale, quando tu entri in una comfort zone vuol dire che non stai combattendo, ti siedi. Per molti è una bella cosa. Io invece sono uno che non si è mai lasciato stare, la comfort zone mi da proprio fastidio. Non mi ha mai cacciato nessuno dalle aziende dove lavoravo, ma per me non era più stimolante, era sempre uguale, non mi divertivo più. Era una comfort zone.
Io non riesco a stare in una comfort zone. Io so già che dove sono ora, dove sto seguendo uno stabilimento nuovo, non sarò mai in una comfort zone, da qui ai prossimi cinque anni. E questa cosa per me è stimolante. Vuol dire che continuamente devo pensare e combattere.
Poi qualcuno ti può dire che sei matto e avrebbe anche ragione probabilmente!>>
Quale è stata la cosa più importante nel tuo percorso di crescita professionale?
<<Quando sei giovane ed intraprendi certi ruoli, è importante anche seguire i consigli di chi ha più esperienza di te. Da lui o lei, puoi imparare tanto. Devi avere l’umiltà di riconoscere di essere in una posizione dove tu devi essere una spugna e lo puoi fare perché sei giovane. Ma se dall’altra parte non capisci che la persona che hai davanti a te è la tua acqua, diventa un problema.
Io sono stato fortunato perché ho avuto Maurizio Mengozzi per primo che mi ha insegnato e poi io sono diventato più bravo di lui. Però lui mi ha insegnato. Se non avessi avuto lui che mi insegnava non sarei diventato più bravo. Dopo di lui ho avuto Adriano Aondio. Tieni conto che lui era stato il direttore di Cisalfa prima di passare in Fashion, non proprio il primo che passava per la strada in quegli anni lì. Poi ho imparato dall’amministratore delegato di Bonduelle, mi ha insegnato tantissimo.
Io rimanevo incantato da queste persone.
Tu devi capire quando è il momento in cui tu devi fare la spugna e loro sono la tua acqua, non ti devi chiudere mentalmente, devi rimanere aperto. Io pensavo sempre dentro di me una cosa: se io imparo da lui che ha tutta questa esperienza, non faccio prove ed errori miei, o almeno li minimizzo e imparo da lui, il mio percorso di apprendimento si accorcia tanto.
L’altra cosa importante è riconoscere chi hai davanti.
Ti racconto un aneddoto per farti capire. Durante la mia esperienza in Citterio io ero già consulente McGarlet e lì per me è stato il top. Quando ho conosciuto Luca Garletti, nel 2012, lui diceva che l’avocado era il futuro e tutti ridevano. Io invece ho guardato questo uomo affascinato, e ho detto: secondo me questo uomo qui è uno che ci vede avanti. Quando ha iniziato a importare nel 2012 zenzero e avocado tutti ridevano, adesso dove è che non li trovi questi prodotti?
Anche riconoscere l’imprenditore è importante. Chi fa il mio mestiere, fa il tecnico in sostanza. Tu lo sai che non sarai mai un imprenditore perché sei un tecnico, però devi saper riconoscere l’imprenditore e io con Luca l’ho fatto.>>
I SACRIFICI DI UN GENITORE PER IL FUTURO DEI FIGLI
Oltre ai cavalli ed al lavoro, c’è altro nella tua vita: sei anche marito e padre. Immagino che conciliare le richieste quotidiane che il tuo ruolo ti impone e una vita in famiglia non sia così semplice. Quanto è difficile gestire il tuo work life balance?
<<Moltissimo.
Per quanto riguarda mia moglie, in realtà sono molto fortunato, perché facendo la commercialista e avendo visto una vita aziendale diciamo che almeno lei riesce a capire che ci sono dei periodi intensi e che non puoi essere sempre presente come vorresti.
Per mia figlia, invece, ho effettuato un cambiamento negli ultimi anni. Non sono stato sempre presente, è vero. Anche se non è una giustificazione, ciò che mi ha guidato negli anni è stato il pensiero per il suo futuro e, come molti altri genitori che vengono da un passato economicamente poco felice, mi sono sempre detto “faccio un sacrificio grande io per fare in modo che poi mia figlia un domani non debba fare la vita di sacrificio che ho fatto io”.
Oggi non so se ho fatto così bene.
Secondo me ho commesso un errore di valutazione, perché alla fine ho capito che i percorsi difficili sono quelli che creano le persone forti. La vita difficile ti obbliga subito a svegliarti. Quando ti accade un evento traumatico in giovane età, come la perdita di un genitore che ti lascia in difficoltà economica, ti svegli. È come svegliarsi all’improvviso. Prima tu pianificavi nella tua testa: io faccio l’università poi dopo mi trovo un lavoro qui vicino bello, una vita tranquilla, tanto ho l’appoggio di mio padre, posso fare l’università con calma senza dover fare chissà quale sacrificio. Ed invece no, non va così, cambia tutto all’improvviso.
Comunque, tornando alla tua domanda: conciliare la vita famigliare con un lavoro da dirigente è difficile, che tua sia un uomo o una donna. Non solo perché hai molte responsabilità, ma anche perché implicitamente richiedi dei sacrifici a chi ti sta vicino, anche a tuo stesso discapito.
Perché chiariamoci, il primo che ci perde, sono io. Però io ho fatto una scelta mia, ma per chi mi sta intorno non è una scelta, è un obbligo implicito per me, e mi rendo conto che non è corretto. Te lo dico palesemente che non è corretto.>>
Magari non sarà sempre così.
<<Me lo auguro.>>
L’IMPORTANZA DELLO SPORT
Sei sempre stato sportivo e ti sei sempre preso cura dell’aspetto funzionale del tuo corpo, con alimentazione e allenamento. Quanto è importante questo aspetto per te?
<<Per me è importantissimo. Il percorso dello sport è stato per me, come tutta la vita, un percorso in evoluzione.
Sono passato dalle gare, sia a cavallo che gare di Muay Thai, ad un frangente di pesistica in palestra solo estetico per qualche anno. Poi, nell’evoluzione, ho capito che quello che dicevano i nostri antichi romani, “Mens sana in corpore sano”, era corretto. Ho imparato ad ascoltare il mio corpo e a comportarmi di conseguenza. Oggi mi alleno il giusto, non più ai livelli di prima, perché capisco che non posso più farlo fisicamente.
Come dici spesso tu, il discorso è stare bene.
Allenarmi mi fa stare bene, perché scarico le tensioni. Tutti dobbiamo avere una valvola di sfogo. Non lo faccio per un discorso estetico ma per benessere. Se sono teso faccio aerobico, ma non perché voglio bruciare i grassi, ma perché in quel momento mi serve quello per scaricarmi perché non mi bastano i pesi. Ho anche il sacco in garage. Troppo teso? Sacco. Per non arrivare alla tensione uso invece i pesi. Faccio gli allenamenti che mi fanno stare bene e che mi tengono attivo.
Inoltre, se vuoi essere efficiente mentalmente devi avere anche un corpo efficiente, perché se hai dei problemi di salute legati al fisico si ripercuotono inevitabilmente anche sulla tua testa e sui tuoi pensieri.>>
IL DOPO
La pensione è lontana… ma parlarne con te credo non abbia nemmeno senso. Al di là del lavoro, dei cavalli, della vita personale, la tua carica interiore, la tua esperienza di vita lavorativa e personale, credo avrà bisogno di sfociare nella realizzazione di qualcosa. Ci pensi mai?
<<Ci penso sempre e mi sono già pianificato il dopo!
Ho comprato un terreno. Perché ho detto: “io fermo non riesco a stare, ho una grande passione per i cavalli e non ho avuto la fortuna che diventasse la mia professione, però quando sarò in pensione, di sicuro, potrò dedicarci molto più tempo”. Vorrei gestire le giumente con i puledri. Quindi mettere nel terreno che ho comprato i puledrini con le loro mamme, perché è importante che fin da piccoli loro giochino insieme. Questo è quello che farò quando sarò in pensione. Non avrò la fisicità di prima, ma avrò molta esperienza. In questo caso mi serve meno fisicità e più esperienza: faccio una cosa che mi piace e ragionata.
Figurati se non lo avevo pianificato!>>
IL CONSIGLIO
Mi lasci un consiglio per chi leggerà questo pezzo?
<<Lo dico sempre anche a mia figlia: di non avere paura di sbagliare, perché nella vita si impara di più dai propri errori che dai propri successi. Non serve martoriarsi perché uno ha commesso un errore, serve imparare da quell’errore.>>
La chiacchierata con Luca è stata una vera carica di energia: mi sono ritrovata in molte delle sue parole e dalle stesse ho raccolto insegnamenti per comprendere aspetti del mio quotidiano che ho sempre trascurato.
Il ritratto di Luca per oggi si chiude qui, ma non si sa cosa potrà riservare in futuro…
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BIOGRAFIA di Luca Piccinini
Luca Piccinini, classe 1971.
Cresce in Emilia-Romagna, sua regione natale, dove dopo aver perso il padre all’età di vent’anni lascia l’università per iniziare a lavorare e ripianare i debiti di famiglia.
Dapprima corre a cavallo per gare di salto ad ostacoli e si allena e combatte per gare di Muay Thai.
Poi nel 1994 entra come magazziniere in Fashion Spa, dove nel giro di due anni diventa Responsabile di Filiale della Lombardia. Nel 2001 approda in Bonduelle come Responsabile Logistica e Supply Chain. Da lì, dopo undici anni, cambia di nuovo settore merceologico, entrando nel 2013 in Giuseppe Citterio Spa nello stesso ruolo.
Nel 2017, arriva in McGarlet Spa, dove ricopre il ruolo di Plant Manager (direttore di stabilimento).
Nel tempo libero segue diversi cavalli, da puledri a stalloni, in diverse scuderie, e per il futuro ha un progetto speciale in questo ambito!
Passione per la vita, grande forza di volontà ed entusiasmo per le cose nuove caratterizzano la sua quotidianità.