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La metamorfosi dei fini e della pratica dello Yoga

Una panoramica storica, dall’ascetismo della tradizione indiana alla psicologia nei Chakra

storia dello yoga

Sono particolarmente fiera di questo testo, non tanto per come è scritto, quanto più per il valore che ha avuto per me: è stata una parte del mio esame di teoria del Teacher Training RYT - 250h.


“Quando ho iniziato a praticare e studiare lo Yoga, una delle cose che mi incuriosiva di più era capire le origini di una disciplina oggi diffusa a livello mondiale.”

Approfondendo diversi testi durante il corso di formazione ho provato a farne una ricostruzione e sintesi con una visione etica (panoramica), ripercorrendo le tappe più significative della storia dello Yoga. Perdonatemi se troverete qualche imperfezione, perché le fonti di studio e la bibliografia al riguardo sono immense.



La metamorfosi dei fini e della pratica dello Yoga: dall’ascetismo della tradizione indiana alla psicologia nei Chakra


Negli ultimi 30 anni la popolarità dello Yoga si è diffusa in tutto il mondo, adattandosi a contesti culturali e sociali che ne hanno costruito forme alle volte distanti dal contesto da cui ha avuto origine, portando così ad una metamorfosi nei fini e nella pratica.


Se nel 500 a.C. in India i primi asceti rinuncianti, chiamati collettivamente con il nome di Śramaṇa (coloro che si esercitano), avevano sviluppato delle tecniche di meditazione, il cui scopo era porre fine al ciclo della rinascita (Saṃsāra) e alla sofferenza dovuta al Karma, parallelamente la tradizione vedica praticava tecniche ascetiche al fine di ottenere i poteri sulla natura.


Qualche secolo successivo la filosofia indiana Sāṃkhya, che postula un principio materiale dell’esistenza, i processi cognitivi (Prakṛti) e un principio spirituale dell’esistenza, la coscienza (Puruṣa), adottava la conoscenza metafisica per porre fine alla sofferenza determinata dalla confusione di Puruṣa con i 24 elementi della Prakṛti (tra cui la Buddhi, l’intelletto).


Tra il 325 e il 425 d.C. con Patañjali abbiamo l’introduzione del testo antico più celebre sullo Yoga, il Pātañjala-yoga-śāstra-sāṃkhya-pravacana (l’esposizione autorevole dello yoga che ha origine da Pātañjali, l’insegnamento definitivo sul sāṃkhya) ricordato come gli Yogasūtra di Patañjali, una raccolta di 196 aforismi, che illustrano metodi pratici che uniscono la filosofia Sāṃkhya e le tecniche ascetiche per porre fine alla sofferenza. Nel testo particolare attenzione viene data all’esperienza degli stati mentali e alla meditazione, a differenza della pura filosofia Sāṃkhya. Sempre con Patañjali troviamo l’introduzione di un sistema ottuplice di fattori ausiliari (yogāṅga), che rimane il più diffuso nell’epoca moderna. Questo sistema prevede regole ed osservanze (yama e nyama) in preparazione alla pratica, posture (āsana) e controllo del respiro (prāṇāyāma), ritrazione (pratyāhara), concentrazione (dhāraṇā), meditazione (dhyāna e samādhi, considerato lo stato più elevato per lo yogi).


Nel proseguire della storia dell’India tra il sesto e l’ottavo secolo d.C. la religione predominante, il tantrismo, porta un nuovo contributo alla pratica Yoga. In particolare, i riti tantrici prevedevano il culto delle divinità, la ripetizione di mantra e la pratica yoga. Importante per l’evoluzione dello Yoga, è l’introduzione di questi tre elementi:

1- La concezione del corpo come un insieme di canali, Nadi, che una volta purificati possono veicolare l’energia vitale, il Prana;

2- La concezione del corpo composto da una serie di ruote, centri, i cakra (in sanscrito), situate lungo il canale centrale (Sushumna), che daranno poi vita alla concezione di corpo yogico;

3- La presenza della dea Kundalini, che giace dormiente alla base della colonna vertebrale e che attraverso pratiche di visualizzazione prima e fisiche (successivamente), può essere fatta risalire lungo il canale centrale fino a raggiungere la sommità del capo dove incontra Shiva, la controparte maschile, permettendo allo yogi la dissoluzione e l’immortalità;


Qualche secolo più tardi, intorno al 1000 d.C., unendo i principi di Patañjali al tantrismo, assistiamo alla comparsa di un metodo yoga chiamato Hatha Yoga (la condizione di yoga ottenuta per mezzo della forza). A differenza dei precedenti metodi, nell’Hatha assistiamo all’introduzione di posture fisiche, non solo da seduti, di Mudra (sigilli) e tecniche per il controllo del respiro. Altro aspetto caratterizzante l’Hatha è l’introduzione di un nuovo fine della pratica: oltre ai poteri, alla meditazione per eliminare le tracce karmiche, grande importanza inizia ad essere data ai benefici terapeutici.


Nei secoli successivi si assiste ad un proliferare di āsana e unione di scopi e pratica, fino all’epoca moderna, dove grazie anche a vissuti culturali diversi, condizioni sociali differenti e all’evoluzione di altre discipline, si assiste alla contaminazione della pratica tradizionale, dando origine allo Yoga Transazionale Moderno, nel quale grazie a psicologia, filosofia, sport e altri elementi, hanno origine nuovi paradigmi. Ad esempio, l’eliminazione di un Guru, ritenuta fondamentale per l’iniziazione alla pratica fino ai tempi dell’Hatha, piuttosto che terminologie come Vinyāsa (la concatenazione di posizioni tramite un respiro) o Viniyoga (uno yoga più soft e adeguato al praticante), trovano nuove applicazioni e significati, rispetto ad uno Yoga Tradizionale dove la postura (alle volte anche solo una) veniva tenuta per lunghi periodi.


Nell’ultimo secolo in particolare, la concezione del corpo legata ai Chakra, rappresenta una delle tendenze che hanno portato a unire la psicologia ad una pratica fisica. Ricordando che il primo sistema a sei Chakra è stato introdotto con un testo tantrico (il Kubjikāmatatantra) intorno al X secolo d.C., dove i “cakra” erano oggetti mentali creati dallo yogi per la meditazione, ritroviamo oggi gli stessi nomi (in alcuni sistemi troviamo anche sette chakra) identificati in centri energetici del corpo distribuiti lungo la colonna (il canale centrale Sushumna). Ad ogni Chakra vengono attribuiti elementi, funzioni, colori e āsana.


Approfondiremo il mondo dei Chakra in altri articoli successivi perché ogni Chakra racchiude in sé diversi aspetti e spunti di riflessione, per oggi fermiamoci qui!

 

Come abbiamo iniziato a capire da questa breve panoramica, lo Yoga, una parola sanscrita dai molteplici significati, può essere interpretato, praticato, vissuto ed insegnato, in modi diversi, sia esso come occasione di crescita personale o come la ricerca di un benessere psicofisico.


Per me, quando insegno, rimane fondamentale non dimenticare il percorso millenario, le basi storiche e scientifiche (per quanto riguarda la meditazione), che stanno alla base di questa disciplina, cercando di fornire a chi mi trovo davanti gli strumenti utili per poter praticare Yoga con consapevolezza e cognizione sia essa fisica o mentale. Approfondirò in ulteriori articoli diversi aspetti fondamentali di questa disciplina.

 

Se ti ho incuriosito/a un pochino e se vuoi provare gratuitamente a praticare per una volta con me, visita la sezione dedicata allo Yoga, guarda la tipologia di lezione che ti potrebbe interessare e scrivimi! Trovi tutte le info cliccando sul bottone qui sotto!

 

BIBLIOGRAFIA

Le radici dello Yoga - di James Mallinson (Autore), Mark Singleton (Autore), Marco Passavanti (Traduttore)

Yoga body - le origini della pratica posturale moderna - di di Mark Singleton (Autore), Daniela Bevilacqua (Traduttore)

Storia della filosofia indiana - di Giuseppe Tucci (Autore)

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